venerdì 4 novembre 2016

Saor - Guardians: l'orgoglio scozzese urlato al mondo

(Recensione di Guardians di Saor)


L'uomo è un animale sociale. Necessita di creare dei legami che possono tradursi in diversi modi: famiglia, cerchia d'amicizia, città, nazione, ecc... Alla base di queste unioni c'è sempre il concetto di autodeterminazione. E' fondamentale sentire che quando qualcosa ci mette insieme non ci toglie la libertà. Per quello, storicamente, i popoli hanno lottato e continuano a lottare per avere la capacità di governarsi da soli, senza alcuna imposizione da fuori.

Non so se Saor sia un sostenitori dell'indipendenza della Scozia ma so per certo che la sua nazione è il motore che muove la sua musica. Il suo nuovo album, Guardians, ci regala un sacco di elementi per verificare questa tesi. Basta pensare che le parole dei cinque brani che compongono questo LP sono spirate a cinque poesie di altri tanti poeti scozzesi. Non soltanto, la tematica di queste parole parla spesso del patriottismo verso la propria patria, storicamente oppressa e scenario di conflitti. E se il concetto non fosse ancora chiaro c'è la parte musicale ad approfondire il discorso. E' doveroso, però, indicare che qua c'è l'originalità di questo lavoro. E' così perché quello che ascoltiamo in questo Guardians è un compendio di generi che origina un lavoro universale che riesce a raggiungere un pubblico vasto che troverà, senz'altro, dei punti d'unione con questo disco. Mi spiego meglio. Come detto in precedenza anche la musica si nutre di questo sentimento patriotico tramutandosi in folk metal di chiara influenza celtica. La presenza di strumenti tipici della tradizione scozzese sono apprezzabili per tutta la durata dell'album ma c'è ancora altro ed è quello che fa la differenza. Questo disco non è soltanto folk ma si tinge di black metal, d'ambient e, in certi momenti, di post rock. Un mix di elementi che "universalizza" l'intenzione artistica di Saor.



L'equilibrio è la chiave di lettura di questo Guardians. Sono molti gli elementi che dialogano tra di loro ma alla fine nessuno risulta eccessivo o pesante. Personalmente l'eccessività di elementi folk mi scoraggia ma in questo disco ci sono due cose molto ben riuscite. La prima è che la presenza di questi strumenti tradizionali è ben ponderata. La seconda è che non sono loro a dettare tutto il resto ma è il contrario, si mettono a servizio della base metal arricchendola. Per via della tematica, dell'appartenenza e dell'epicità del disco non era semplice fare un ragionamento del genere ed invece, il buon Saor, ci riesce. La parte metal è bella, piacevole, costruita su linee di chitarra che danno il meglio sia quando devono arpeggiare per creare dei paesaggi sonori vicini al post rock, sia quando devono creare dei riff di chitarra pesanti in piena tradizione black metal. Il sostegno di basso e batteria è fondamentale. Soprattutto quest'ultima regala una prestazione piacevolissima ricca di profondità non disdegnando delle ritmiche che hanno sapore sia di folk che di black metal. La voce è versatile e, anche se appartiene soprattutto all'usanza del black metal, riesce a regalare diversi registri dov'è anche presente qualche passaggio "pulito".

Con questo Guardians lo scozzese Saor ci trasporta tra la natura , il vento, i castelli, il mare e la storia della sua patria. La sua musica ha quel tocco di epicità che parla di eroi del passato e delle loro gesta. Riesce a tradurre in musica quello che caratterizza la Scozia ma lo fa senza la forzatura d'abusare di quella simbologia. La sua musica è un omaggio, non un manifesto turistico. E ripeto ancora che il limite tra entrambe le cose era molto sottile. Questo disco sa di Scozia vera. Sa del suo orgoglio, sa della sua storia, sa delle sue tradizioni, sa di passato ma, è qua c'è la magia, sa anche di presente. L'intelligenza di Saor sta nel generare un linguaggio attrattivo, almeno per chi ama il metal, col quale evidenzia il suo messaggio patriotico.



Come consiglio all'ascolto parto con indicarvi la title track che è anche la traccia che apre questo lavoro. E' molto indicativa di tutto quello che si ascolterà nel disco. Inizio molto atmosferico che lascia spazio ad una linea di chitarra post rock per poi entrare prima nella parte folk e dopo in quella black metal che sorprende anche per l'utilizzo della voce che sembra stregata. 
The Declaration musicalmente è molto più grintosa ed energica lasciando gran parte del protagonismo, almeno nella prima metà, alla parte black metal. E' lì che si apprezza il grandissimo lavoro di Saor di utilizzare gli strumenti tradizionali come un plus e non come una cosa separata ed incollata a fortuna sul resto. E' bellissimo il dialogo tra violino e chitarra di fine canzone con la cornamusa che arricchisce questo momento strumentale di gran fattura. 



Guardians è un disco che non punta a piacere soltanto a chi ama l'aspetto folk nella musica. E' un disco che conquisterà chi sa apprezzare l'insieme di tanti linguaggi musicali messi a funzione di uno scopo chiaro e preciso: quello di cantare la propria terra. Saor è moderno seppur pesca nella tradizione ed è quella modernità che da più forza a questo lavoro rendendolo universale. Perché quando si ha un messaggio così pesante bisogna di comunicarlo a quanta più gente possibile. 

Voto 8/10
Saor - Guardians
Northern Silence Productions
Uscita 11.11.2016

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